R.C. 2022-Lettura di Gennaio

Una delle parti più divertenti di fare una challenge letteraria certamente consiste nell’andare a spulciare in giro alla ricerca del “libro perfetto” e poi raccontarlo; che si sa, se nessuno lo sa non è mai successo!

Questo mese mi sono dedicata alla lettura di libri che da tempo giacciono sugli scaffali della libreria, sono e resto un’accumulatrice seriale di carta stampata, con una piccola digressione fra le news (leggi regali di Natale) e credo proprio di averlo trovato. Dato che il tema del mese di Gennaio in fondo era semplice (leggere o rileggere un romanzo o un autore conosciuto) sono andata direttamente alla ricerca di un giallo, genere letterario che accompagna i miei momenti lettura fin da quando ero ragazzina e li fregavo dalla libreria della nonna che mi ha fatto letteralmente scoprire un mondo di autori meravigliosi a cui poter attingere a piene mani.

La scelta è caduta su “La scatola mortale” pubblicato in Italia per la prima volta nella bellissima collana di Polillo Editore “I Bassotti” che per quanto riguarda i romanzi classici del periodo d’oro del mistery (1920-1940) non ha niente da invidiare a nessuno.

Non conoscevo nella maniera più assoluta l’autore, Basil Godfrey Quin, ma sono rimasta stregata dalla sua scrittura e dal suo protagonista, l’Onorevole James Clarkson-Parry che vi conquisterà fin dalla prima riga. Se amate Philo Vance o gli scanzonati mascalzoni di Edgar Wallace andrete in visibilio per questo dandy dalla mente affilata come una lama di rasoio. Purtroppo dei 5 libri scritti dall’autore questo al momento è il solo pubblicato, ma confido che Polillo pubblichi al più presto anche gli altri.

Nel libro, peraltro scorrevolissimo nonostante la scrittura ricercata del secolo scorso, non manca davvero nulla, efferati omicidi, inseguimenti rocamboleschi, furti di gioielli, donzelle in grave periglio, spietate società segrete e chi più ne ha ne metta.

Voi che avete letto di bello questo mese? Come di consueto lascio la parola ai lettori nei commenti per suggerimenti ed opinioni. Noi ci leggiamo alla fine di febbraio per la nuova categoria.

“Il martire mancato. Come sono uscito dall’inferno del fanatismo”

Giulietto Chiesa è scomparso da pochi giorni lasciando il mondo orfano di un grande giornalista. L’ultimo progetto che lo ha visto coinvolto e di cui avrebbe voluto ancora parlare è “Il martire mancato. Come sono uscito dall’inferno del fanatismo” Casa Editrice: Multimage, autore Walimohammad Atai, in uscita, fra pochissimi giorni. Arianne Ghersi ha raccolto il testimone e si fa portavoce di questo progetto che parla con un linguaggio semplice di un mondo per molti versi lontanissimo da noi.

Questo è un libro che sottolinea quanto siano importanti l’istruzione e la cultura, per evitare manipolazioni di sorta, per essere al passo con i tempi, per comprendere ed interagire meglio con una società che cambia a vista d’occhio. Spesso eccessivamente sottovalutati e dati per scontati in un mondo, quello occidentale, abituato a credere di avere ogni possibilità a portata di mano. Quanto contano le condizioni socio-economiche nel fenomeno del martirio? Com’è possibile che ragazzi con mille possibilità prendano una strada a senso unico, cosa li spinge? La convinzione di essere nel giusto o la non conoscenza del mondo esterno?

Walimohammad è indubbiamente il miglior testimone per quanto riguarda l’importanza della cultura. Suo papà, morto quando l’autore era in fasce, fu sicuramente un uomo illuminato per l’epoca: era un medico, cercava di compiere azioni che potessero portare al miglioramento delle condizioni di chi lo circondava. Purtroppo questo suo intento, supportato da una libertà intellettuale notevole, era mal visto dai Talebani che lo uccisero con l’accusa di essere un infedele. Walimohammad non seppe per molto tempo questo retroscena e, con il supporto della madre che aveva convinzioni diversissime dal defunto marito, si avvicinò gradualmente al mondo dei Talebani. Per una serie di fatalità, il ragazzo incontrerà in seguito la nonna e lo zio paterni che lo illumineranno sulle sue origini e gli sveleranno l’esistenza di una stanza segreta dove suo padre teneva i libri e i suoi appunti. Il giovane, naturalmente incuriosito, capì così che esisteva qualcosa di diverso da ciò che lo circondava e che avere uno sguardo critico sul mondo non era “haram” (proibito) come sosteneva la genitrice.

Purtroppo incasellare l’equazione “povertà = terrorismo” non è possibile: basti pensare a Osama Bin Laden, uomo saudita con possibilità economiche notevolissime. Forse si può dire che dove c’è marginalizzazione e disperazione è facile trovare un territorio fertile per le manipolazioni, ma ciò non vale allo stesso modo in Afghanistan come nelle periferie delle principali città europee. Sono convinta, invece, che molto possa essere riconducibile alla ricerca di un’identità e al senso di appartenenza perché solo ciò può unire giovani che vivono nella disperazione della vera miseria e coetanei che sopportano il peso della ghettizzazione occidentale. Non si può certo dire che questa sia una regola assoluta, ma si può ragionare su un concetto generale: lo scoppio di una guerra è principalmente da imputare a ragioni economiche, ma la convinzione verso un principio o ideale è ciò che nella storia ha mobilitato i popoli di tutto il mondo. 

il martire mancato

E’ di poche settimane fa il “trattato” siglato fra Stati Uniti e Regime Talebano, che oltre a porre fine ad una guerra taglia fuori dai giochi il legittimo governo Afghano. Quanto contribuisce lo scacchiere geo-politico nel mantenimento di una scarsa scolarizzazione di un’intera area geografica con le catastrofiche conseguenze che abbiamo visto negli ultimi vent’anni?

Questo trattato, a mio avviso, dimostra la “miopia” con cui si prendono determinate decisioni.

Quando gli Stati Uniti invasero l’Afghanistan nel paese erano presenti due realtà “politico-religiose” diverse: i Talebani e Al-Qaeda. Come facilmente si può immaginare, queste due fazioni erano contrapposte perché entrambe intente a conquistare l’egemonia del territorio. Le operazioni statunitensi, come molti osservatori hanno constatato, furono tese all’annientamento di entrambi gli attori e questo creò di fatto una sorta di alleanza tra gli stessi. Per semplificare questo concetto si può citare l’adagio che sostiene: “il nemico del mio nemico è mio amico”. Questo negli anni amplificò le difficoltà incontrate dagli Stati Uniti che si ritrovarono anche testimoni di un cambiamento dei Talebani stessi: da piccola realtà locale, oggi si può dire che si siano trasformati, abbiano assunto forza e consapevolezza e i loro obiettivi non riguardino più solo l’Afghanistan, ma mirino ad avere un ruolo determinante in tutti i paesi della zona.

Si potrebbe inoltre ricordare che l’Afghanistan ha ingenti risorse minerarie e petrolifere non ancora “messe a profitto” e che ciò renda il paese una facile “preda” anche nello scacchiere geo-politico: il fatto che il progetto cinese riguardante la “Nuova Via della Seta” volesse includere anche questa realtà dà dimostrazione di ciò che dico.

Tutto ciò che ho appena spiegato dimostra come solo la cultura, l’analisi critica e l’assidua informazione può portare ad un miglioramento generale; senza tutto ciò non si possono vedere le cose con lucidità e quindi non si possono prendere posizioni in maniera consapevole. 

Ormai l’associazione Musulmano-Talebano- Terrorista si sta radicando nella mente delle persone, magari non di quelle a conoscenza della storia di un paese devastato da oltre 50 anni di guerre ma da chi come me, si limita a leggere le notizie limitandosi ai titoli, spesso enfatizzati, di blogger e giornalisti della domenica. Cosa vi auspicate dalla pubblicazione di questo libro fortemente autobiografico? Le differenze religiose fra i nostri paesi sono così ampie da non consentire un dialogo proficuo o è più una questione di “ignoranza” reciproca?

Quando ho conosciuto Walimohammad ho subito compreso che la volontà di raccontare la sua storia era interconnessa al mettere in luce la verità. Come ho già detto, lui è scappato ad un tragico destino solo perché gli scritti del padre e gli insegnamenti della nonna e dello zio l’hanno guidato. Nel libro, al capitolo tredici, è narrata la terribile vicenda di un suo coetaneo che non ha avuto i mezzi per riflettere e che, come facilmente intuibile, è morto.

L’intento del testo non è giudicare, ma sottolineare con forza l’importanza dell’istruzione.

Per quanto riguarda i luoghi comuni legati a “Musulmano = Talebano = Terrorista” vorrei dimostrare con i fatti che si tratta di una sciocchezza. L’islam è diffuso in numerosi paesi con identità e differenze enormi: non si possono certo equiparare le usanze saudite, quelle senegalesi e le maldiviane, per citare tre casi agli antipodi. L’islam è largamente diffuso, ma ha dovuto “scontrarsi” e “adattarsi” alle tradizioni locali ma ciò che maggiormente sottovalutiamo sono le correnti e le scuole di pensiero differenti.

La prima grande classificazione è quella che contrappone sunniti, sciiti e i quasi dimenticati kharigiti (oggi ibaditi). All’interno della compagine sciita si possono individuare duodecimani, zaiditi e ismaeliti. Per quanto concerne i sunniti, sono presenti diverse scuole giuridiche: le principali sono hanafita, sciafita, malikita, hanbalita e le minori sono zahirita e mutazilita. Ad ogni corrente o scuola giuridica corrispondono altrettante e svariate interpretazioni che, storicamente, possono essere più o meno concilianti con “l’altro”. Questa superficiale disamina l’ho fatta solo per far comprendere che non ci si può immaginare un mondo islamico compatto che pensa le stesse cose e appoggia le medesime azioni.

Sono convinta che, con le frange più pacifiche, siano facilmente individuabili dei punti in comune dato che “noi” cristiani siamo parte delle “Religioni del Libro” (per chiarezza, con questo termine ci si riferisce alle principali religioni monoteistiche: zoroastrismo, ebraismo, cristianesimo, islam). Sono più scoraggiata verso coloro che hanno permeato il messaggio religioso islamico con istanze prettamente politiche: in molti casi hanno giocato un ruolo negativo le dittature “filo-occidentali” perché ritenute ingerenze indesiderate e, inoltre, non bisogna dimenticare la questione legata alle colonie. Realtà diverse hanno convissuto con paesi europei che hanno dimostrato atteggiamenti non equiparabili e questi aspetti giocano un ruolo fondamentale in ciò che ho precedentemente classificato come identità e senso di appartenenza.

Pur consapevole della mia ignoranza in materia mi sono letteralmente divorata le risposte di Arianne e non nego sarei andata avanti a leggere per delle ore continuando a farle domande per poter meglio comprendere un argomento tanto interessante e quanto mai attuale. Il libro uscirà fra pochi giorni ed io a questo punto non vedo l’ora di leggerlo. 

Leggere in vacanza

Agosto, tempo di vacanze! Ma è anche tempo di letture? In questi ultimi due anni il mio approccio con la lettura si è fatto difficile, incostante e spesso inconcludente; per cui i periodi di riposo possono essere un ottimo momento per rimettersi in pari con le letture o ricominciare a leggere qualcosa che ci piace.

letture da spiggia

Cosa mettere in valigia? La mia amica R. quando parte per le ferie ha DUE valigie… o meglio uno zainetto con due costumi e tre prendisole e un baule carico di libri. Per fortuna negli anni si è convertita al E-reader e adesso può fare a meno del baule, ma se la conosco (e la conosco) so già che avrà almeno 10 titoli a disposizione, per genere letterario o per autore, in italiano e in lingua per poter scegliere a seconda dell’umore.

Come si fa a decidere cosa leggere nei periodi in cui in teoria ci si dovrebbe rilassare e ricaricare dal lavoro?

Letture leggere? Romanzi rosa, gialli o di avventura? Oppure avere la mente sgombra di pensieri e le giornate libere da incombenze pressanti e scadenze da rispettare ci dona l’occasione di affrontare letture più impegnative, cose che durante l’anno presi da tutto il resto non riusciamo nemmeno a prendere in mano con considerazione, figuriamoci con attenzione?

In queste ultime settimane ho avuto modo di seguire la bellissima serie Tv dedicata al commissario Maigret con Rowan Atkinson (che quando non fa lo scemotto del villaggio è un attore bravissimo) e mi è venuta voglia di andare a ripescare la serie di romanzi di Simenon che ho in libreria… magari vado a recuperare proprio i titoli da cui hanno tratto gli episodi della serie e mi leggo quelli.

Voi che leggete in queste vacanze o miei impavidi lettori?